“Lui era primavera, dorato e splendente. La Morte invidiosa avrebbe bevuto il suo sangue, e sarebbe diventata giovane di nuovo.”
Titolo: La Canzone di Achille
Autrice: Madeline Miller
Casa Editrice: Marsilio
Questo libro l'ho letto ormai due anni fa, ma di certo non può mancare qui, perché per me ha significato tanto e rientra tra i miei libri preferiti.
Grazie ad uno stile di scrittura poetico nelle descrizioni e nell'analisi dell'animo dei personaggi, e al tempo stesso, diretto e fresco, l'autrice è riuscita a romanzare una parte della storia dell'Iliade scritta dal grande Omero, rendendola sicuramente accessibile ad un pubblico più ampio e giovane.
È lodevole lo studio che sta dietro alla realizzazione di questo libro, frutto di anni di lavoro, il quale riesce a coniugare un mito greco ad una storia del tutto nuova, offrendo al lettore un punto di vista appassionante e coinvolgente.
Trama: Scritto dal punto di vista di Patroclo, che all'età di soli 10 anni,ci porta con lui nella sua nuova vita come esule nell'isola di Ftia poiché si è macchiato di un delitto del tutto involontario. Qui incontra Achille, che fin da subito lo nota e tra i due nasce una sincera e profonda amicizia, infatti quest'ultimo lo sceglierà come compagno d'armi. Insieme si recheranno sulle montagne per addentrarsi con Chirone, qui scopriranno l'amore e verranno a conoscenza della guerra alle porte per distruggere Troia e riprendersi Elena. Entrambi non vogliono partecipare, ma saranno costretti e da quel momento ogni cosa cambierà e il destino amaro scritto dagli Dèi verrà a compimento.
Non occorre rivelare di più perché vi sono davvero tantissimi particolari che vale la pena leggere e scoprire.
Magari la prima parte per alcuni, può risultare un po' più prolissa rispetto alla seconda del libro, tuttavia io non ho mai sentito il peso delle descrizioni o di alcune scene dell'infanzia dei nostri protagonisti.
Anzi, le ho trovate veramente immersive e coinvolgenti.
Di conseguenza è doveroso parlare della storia d'amore che fa da protagonista, confermando che si tratta di una delle più belle che ho letto; la Miller fa sbocciare questo sentimento in modo genuino e delicato fino a renderlo così potente da riuscire a catturare il lettore. Si percepisce il tipico amore appassionato e anche sconsiderato della giovinezza e, al contempo, la costante angoscia che perseguita nel dover nascondere questi sentimenti.
“Eravamo come dèi all’alba del mondo e la nostra felicità era così abbagliante che non potevamo vedere altro che noi.”
Molto interessante il personaggio della ninfa Teti, madre di Achille, che subito si oppone alla presenza di Patroclo e all'affetto che lo lega ad Achille, in particolare alla necessità che spinge lo stesso Achille a cercarlo ed averlo vicino. In un primo momento sembra che questo odio sia legato al fatto che si tratti di un uomo, dunque incapace di poter offrire una progenie, ma il motivo principale è che Patroclo non ha titoli o profezie che vedono in lui un fato glorioso.
Infatti, l'influenza degli Dèi sul futuro di Achille gioca un ruolo sconcertante e certamente la Miller punta l'attenzione proprio su questa loro imposizione unilaterale e che proiettano sul mondo umano per realizzare i loro interessi.
Voglio concludere dicendo che inevitabilmente, da debole quale sono, nella sua parte finale mi ha commossa tantissimo proprio per la grandissima forza che Patroclo dimostra di avere. Per me il finale è stato soltanto l'apice di un coinvolgimento provato fin da subito e che man mano è cresciuto.
Sono perfettamente a conoscenza che magari a qualcuno questa storia possa sembrare banale, perché comunque già la si conosce a grandi linee, si tratta di un retelling dopo tutto, ma per chi apprezza questa tipologia di racconto sono sicura che troverà un nuovo libro da aggiungere alla propria comfort-zone.
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